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Crisi economica in Portogallo 

 

 


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Crisi economica in Portogallo 

Socrates - Primo ministro portoghese Economia del Portogallo

La situazione economica del Portogallo fino al 2007

 

 

 

 

 

 

L’economia in crescita fino al 2002

Il Portogallo è uno dei Paesi che in Europa hanno accusato più pesantemente la crisi economica iniziata nel 2008. Nel 1985, un anno prima di entrare a far parte dell’UE, aveva un’economia molto florida, favorita dai prezzi in fase di diminuzione di petrolio e materie prime. Dal 1986 poi si iniziavano a creare forti aspettative in chiave europea: apertura più agevole a nuovi mercati per le imprese portoghesi e al tempo stesso grandi possibilità di investimento in terra lusitana da parte di aziende straniere che potevano beneficiare di forza lavoro qualificata a costo relativamente basso. Successivamente, lo Stato ha goduto dei benefici economici derivanti dalle privatizzazioni di alcuni settori chiave come quello finanziario e delle telecomunicazioni ed è stato uno dei 12 Paesi che hanno dato vita all’euro, che ha adottato da subito nel 2002.

 

Inizia il declino, già prima della crisi

L’adozione della moneta unica, insieme ad altri fattori, ha iniziato ad influire pesantemente sull’economia del Portogallo, creando un terreno fragile che è poi stato sconvolto dalla crisi internazionale del 2008. L’economia lusitana non era infatti pronta all’euro perché poco competitiva in campo internazionale, ed è stata penalizzata da un tasso di cambio escudo/euro sopravvalutato. Le poco strutturate e poco competitive imprese portoghesi sono state incapaci di compensare, con la produzione interna e le esportazioni, un volume di importazioni già  molto alto e divenuto sempre più crescente. L’indice di disoccupazione, già cresciuto dal 5% all’8% tra il 2002 e il 2007 per i sopra citati motivi, con la crisi si  è impennato sempre di più, oltre il 15%.

Un altro fattore cruciale che ha determinato questa situazione è stata la corruzione e l’inadeguatezza della classe politica, che ha sprecato una quantità considerevole di denaro destinato ad opere pubbliche ed ha gestito male per decenni i fondi europei. Il debito pubblico è, di conseguenza, cresciuto a dismisura.

Il primo ministro José Sócrates non è stato in grado di prevenire questa situazione, e nel 2011 la Nazione era sull’orlo del fallimento.

Nel marzo dello stesso anno il governo cade e Socrates richiede, come già fatto da Grecia e Irlanda, l’intervento della Troika  (Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Unione Europea). L’opposizione di destra si impone facilmente nelle elezioni ed ottiene una maggioranza parlamentare sicura.

 

I rimedi alla crisi

A questo segue una inevitabile fase di austerity con tagli diffusi. La Troika ha preteso una riforma del lavoro che si è concretizzata in maggiore flessibilità nel licenziamenti, tagli sul sussidio di disoccupazione, riduzione dei giorni festivi, delle ferie e degli stipendi per i dipendenti pubblici. Oltre a ciò, è stata aumentata l’aliquota IVA. Al contrario della Grecia, tutto ciò è avvenuto senza disordini popolari e violenze, forse anche perché le riforme non sono state altrettanto pesanti. In Portogallo, almeno, non si è toccata la soglia di salario minimo, né la tredicesima e la quattordicesima per i lavoratori del settore privato.

 

Gli effetti dell’austerity e le vie d’uscita

I mercati pare abbiano capito che la situazione non è grave come quella greca e le esportazioni sono un po’ aumentate. Inoltre, l’UE  sarebbe felice di dimostrare che i tagli e le politiche richieste dalla Troika danno i loro frutti e portare il caso portoghese come esempio. Di conseguenza, a meno di un crollo generalizzato dell’economia o dell’euro, non si abbandonerà il Portogallo al suo destino come potrebbe accadere con la Grecia. La Germania, ad esempio, sta agevolando la ripresa aumentando il volume di produzione delle auto nel suo stabilimento portoghese a Palmela.

Nel Paese la chiave per la ripresa viene individuata nel rafforzamento della competitività delle piccole e medie imprese, in modo da continuare ad aumentare le esportazioni. Agevolare gli investimenti da parte dei privati per incrementare la produzione andrebbe ad influenzare positivamente il panorama occupazionale. Piuttosto che ottenere risultati immediati, si cerca di intervenire per modificare il tessuto imprenditoriale lusitano, andando incontro alle aziende con tutte le misure possibili per favorirne la crescita.


 

 

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