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L'Impero coloniale Portoghese

I Portoghesi, guidati dal principe Enrico il Navigatore (1394-1460), affrontarono il problema della navigazione in modo innovativo, quando iniziarono i grandi viaggi di esplorazione lungo la costa occidentale dell'Africa.

Nel 1420 furono colonizzate le Isole Canarie, e nel 1433 fu il turno delle isole Azzorre. In questo periodo fu studiato con cura il sistema di venti dell'Oceano Atlantico, e presto i marinai si convinsero che sarebbero sempre potuti tornare a casa, sia che si muovessero verso Sud, sia che navigassero verso Ovest. Infatti scoprirono che la direzione del vento dominante cambiava con la latitudine e con la stagione.
 

Questi viaggi venivano intrapresi principalmente per aggirare l'impero islamico e raggiungere l'Oriente e, in parte, per soddisfare il desiderio di scoperte del principe Enrico. Fu lo stesso principe a volere a Sagres una scuola, dove si insegnava ad usare i metodi più comuni di navigazione e l'uso di semplici strumenti astronomici.

Lo strumento astronomico, comunemente utilizzato, era un quadrante di legno con due mire fissate su un lato e un filo a piombo, che permetteva di rilevare l'altezza di un astro. Si raccomandava agli ufficiali di osservare la stella Polare nel porto di partenza e di segnare il punto in cui il filo a piombo passava sul bordo dello strumento, cioè di conservare questa misura. Durante il viaggio il navigante prendeva nota della posizione della polare corrispondente a fiumi, promontori ed estuari, in modo che il cartografo potesse ricavarne la latitudine e riportarli correttamente sulla carta geografica. A causa del moto apparente della Polare attorno al polo nord celeste, si raccomandava al navigante di osservare la stella quando le Guardas, cioè le ultime due stelle del Piccolo Carro, fossero state in una posizione assegnata, in modo da tener conto del fatto che la polare non coincide esattamente con il Polo Nord Celeste.

Con questo sistema, quando il navigante voleva recarsi in un luogo la cui altezza polare fosse riportata sul suo quadrante, non doveva fare altro che navigare verso Nord o verso Sud fino a che la Polare non avesse avuto l'altezza voluta e poi muoversi verso Est o verso Ovest, a seconda di casi. In seguito fu insegnato ai naviganti come convertire le differenze di gradi di altezza in leghe, per conoscere di quanto si era navigato nella direzione Nord-Sud, moltiplicando i gradi per 16 e due terzi.

Nel 1471 fu attraversato l'Equatore, e quindi la stella Polare non poteva più essere utilizzata per navigare. Re Giovanni II del Portogallo nominò una commissione che, nel 1485, risolse il problema. Fu pubblicata una tabella che riportava l'altezza del Sole, al passaggio al meridiano, nei diversi giorni dell'anno, alle diverse latitudini.

Il quadrante, con il suo filo a piombo, non era uno strumento molto pratico da usarsi in mare. Ben presto fu soppiantato dall'astrolabio e dalla balestriglia. Inventata dall'astronomo provenzale Levi Ben Gerson, la sua introduzione a bordo delle navi portoghesi segue di poco il grande viaggio di Vasco de Gama del 1498 che, nella sua traversata dell'Oceano Indiano, aveva conosciuto il kamal ,uno strumento arabo di caratteristiche simili.

L'astrolabio è uno strumento di calcolo oltre che di misura e contiene, inoltre, la posizione del Sole e delle principali stelle in coordinate equatoriali assolute. Il cerchio eccentrico nella fotografia rappresenta l'eclittica, cioè il cammino apparente annuo del Sole. Conoscendo la data è possibile ricavare l'ascensione retta e la declinazione dell'astro. Le fiammelle rappresentano alcune stelle, si riconosce Spica della costellazione della Vergine.

I nuovi metodi di navigazione adottati dai portoghesi si diffusero velocemente in Spagna e in tutte le marinerie occidentali.

Doppiato il Capo di Buona Speranza, stabiliti accordi preziosi con i grandi finanzieri di Anversa e allestita con celerità una flotta militare tra le più moderne del tempo, nei primi decenni del cinquecento il Portogallo era in condizione di estendere dalle coste occidentali dell'Africa a quelle dell'Asia meridionale un efficiente sistema di scali e punti di appoggio . Peraltro il numero relativamente basso dei suoi abitanti ( circa un milione ) sconsigliava forme di insediamento coloniale fondate sul dominio diretto di estesi territori, la cui gestione militare, politica e amministrativa sarebbe risultata problematica a forze così limitate. Il massimo impegno doveva invece essere concentrato sul sicuro controllo della via di comunicazione tracciata e nella protezione degli interessi commerciali a essa relativi.
Già l'anno successivo al ritorno della spedizione di Vasco de Gama il Portogallo era in grado di inviare nell'Oceano Indiano una spedizione di ben trentatrè navi armate di tutto punto, mentre i suoi cantieri lavoravano alacremente a nuovi allestimenti. Tutto questo, però, non poteva certo avvenire senza contrasti. Gli interessi lesi dalla deviazione del traffico delle spezie sulla nuova rotta non avrebbero tardato a farsi sentire da parte della potenze mediterranee.

Nel 1508 il sultano d'Egitto danneggiato almeno quanto Venezia dal nuovo corso degli eventi, inviava una flotta da guerra nell'Oceano Indiano e al largo della città di Diù tra Egiziani e Portoghesi si combattè una battaglia decisiva per il predominio economico e militare in Oriente: ma furono i Portoghesi a prevalere. Successivamente venne costruita sulla costa occidentale dell'India la base di Goa (1510), cardine per molti secoli della presenza navale portoghese nell'Oceano Indiano, e venne conquistata Malacca (1511), ancora più a Oriente, che assicurò la penetrazione nella parte meridionale dell'Asia e in Indocina. La costruzione di una base nell'isola di Ceylon (1512), con il relativo monopolio del commercio della cannella e la conquista della città di Hormuz (1513), chiave di accesso al Golfo Persico, completarono la rete dei principali caposaldi portoghesi in Oriente. Contemporaneamente la spedizione di Pedro Alvarez Cabral nel continente americano (1500) permise al viaggiatore di scoprire il Brasile, a tale impresa susseguì la colonizzazione del territorio e lo sfruttamento in un primo momento passivo e successivamente attivo con l'introduzione di nuove coltivazioni.

La colonizzazione portoghese in America cominciò a rilento a causa della situazione interna al territorio che si apprestavano a colonizzare ed anche per il carattere che aveva il governo portoghese.
Fondamentale importanza ebbe il fatto che non vi scoprissero giacimenti preziosi prima della fine del XVII secolo ; perciò l'emigrazione fù relativamente scarsa. Solo ingegnandosi e lavorando si ricava qualcosa dal Brasile; in America i Portoghesi si studiarono particolarmente di introdurre la coltivazione dello zucchero e di altri prodotti esotici dal Mediterraneo e dalle isole dell'Atlantico: le Azzorre e Madera. Ma avevano anche un problema di manodopera, perchè gli indios brasiliani, in genere, non volevano lavorare. Il problema fu risolto con l'importazione di un gran numero di schiavi dall'Africa occidentale; piantagioni di zucchero e schiavi rappresentano il contributo del Portogallo alle tecniche della colonizzazione americana, ampiamente adottate poi da Francesi e Inglesi nei Caraibi e nell'America settentrionale. Fino all'inizio del XVIII secolo, perciò, il Brasile fu una colonia di piantagioni di zucchero sparse in un territorio immenso e di poche città. Non reggeva il confronto con la Nuova Spagna o il Perù, ma quel tipo di colonizzazione funzionava e in seguito , scoperti l'oro e i diamanti , dette frutti più ricchi .
Neppure i metodi amministrativi portoghesi furono all'altezza di quelli spagnoli, in quanto si dovettero adeguare alla diversa situazione che trovarono in Brasile. Gli enti governativi di Lisbona non erano preparati per questo compito; al vicerè, in America non era consentito esercitare un efficace controllo sulle sue province, come invece poteva il suo collega delle colonie spagnole; i governi coloniali erano rudimentali. In teoria, il governo portoghese era autocratico; in pratica i coloni creoli vi avevano una parte notevole. Nei funzionari espatriati c'era dunque ben poco di quel risentimento verso il governo così diffuso nell'America spagnola; e per questo aspetto il Brasile rassomigliò molto di più alle colonie inglesi nei caraibi.
Ma in materia commerciale e fiscale il Portogallo non fu meno intransigente della Spagna. Il commercio con le colonie era riservato ai Portoghesi, anche se in pratica vi ebbero larga parte anche i mercanti dell'Europa settentrionale. I redditi coloniali furono appannaggio esclusivo di Lisbona; e verso la fine del XVIII secolo, con l'improvvisa prosperità portata dalla scoperta dell'oro e dei diamanti, somme sempre più cospicue affluirono dal Brasile alla capitale.

Nel 1800, la Spagna e il Portogallo erano in decadenza, come potenze imperiali; il futuro apparteneva agli ultimi venuti del nord eppure riuscirono in un impresa non eguagliata da altri paesi coloniali europei: tennero per tre secoli strettamente legate alla madrepatria le colonie americane abitate da Europei, ignorando la distanza e i fattori ambientali che potevano favorire il distacco e mantenendole assai vicine al modello della civiltà iberica. Non si realizzò impresa altrettanto imponente in tutta la storia dell'espansione europea oltremare .